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Il SARS-CoV-2 è un virus a RNA a filamento singolo, racchiuso da un involucro, della famiglia Coronaviridae, genere ß-coronavirus. Tutti i coronavirus presentano analogie per quanto riguarda l’organizzazione e l’espressione del loro genoma, che codifica per 16 proteine non strutturali e 4 proteine strutturali: spike (S), envelope (E) membrana (M) e nucleocapside (N). I virus di questa famiglia hanno un’origine zoonotica. Causano malattie i cui sintomi variano dal comune raffreddore leggero fino a condizioni più serie, come la sindrome respiratoria acuta grave (Severe Acute Respiratory Syndrome: SARS), la sindrome respiratoria mediorientale (Middle East Respiratory Syndrome: MERS) e la malattia da coronavirus 2019 (Corona virus Disease 2019: COVID-19). Altri coronavirus noti che causano infezioni negli esseri umani sono: 229E, NL63, OC43 e HKU1. Questi ultimi sono ubiquitari e in genere causano infezioni con sintomi simil-influenzali o comuni raffreddori.
Il virus SARS-CoV-2 si trasmette da uomo a uomo, principalmente attraverso le goccioline del respiro, ma è possibile anche la trasmissione indiretta per contatto con le superfici contaminate. SARS-CoV-2 può essere isolato dai campioni respiratori di espettorato o prelevati tramite tamponi nasali e orofaringei. Il virus penetra nelle cellule ospiti tramite l’enzima di conversione dell’angiotensina (angiotensin-converting enzyme 2: ACE2), presente in abbondanza nei polmoni.
Si ritiene che il periodo di incubazione dell’infezione COVID-19 sia di 2-14 giorni dall’esposizione al virus e che, nella maggior parte dei casi, i sintomi compaiano 4-5 giorni circa dopo l’esposizione. Non è ancora stato chiarito per quanto tempo si è infettivi dopo aver contratto l’infezione COVID-19. Vi sono riscontri circa la trasmissione da soggetti sintomatici, la diffusione del virus a nuovi ospiti poco prima della comparsa dei sintomi e la trasmissione asintomatica, tuttavia non vi sono evidenze conclusive.
Nei soggetti infetti si possono manifestare sintomi quali febbre, tosse, affaticamento, produzione di espettorato, perdita di olfatto e respiro corto. Le manifestazioni gravi sono caratterizzate, ad esempio, da dispnea, ipossia o infiltrati polmonari > 50 % entro 24-48 ore e interessano prevalentemente soggetti adulti di età avanzata o con condizioni mediche coesistenti (comorbidità) quali ipertensione, diabete mellito e problemi cardiovascolari. La sindrome da distress respiratorio acuto (Acute Respiratory Dis/ress Syndrome: ARDS) è un’importante complicanza nei pazienti colpiti in forma più grave. I casi critici sono caratterizzati, ad esempio, da insufficienza respi ratoria, shock respiratorio e/o insufficienza o disfunzione multiorgano. La percentuale di infezioni gravi o mortali varia sensibilmente in base alla località.
Una diagnosi definitiva di COVID-19 implica la rilevazione del virus SARS-CoV-2 tramite una tecnica di amplificazione degli acidi nucleici (Nucleic Acid Amplification Techniques: NAAT). Sebbene la tecnologia alla base del metodo NAAT sia solida e abbia un’eccellente specificità, genera risultati che dipendono direttamente dalla carica virale acquisita in fase di campionamento, e quest’ultimo è influenzato, tra le altre cose, da variabili quali lo stadio dell’infezione, l’individualità del paziente, il metodo e la posizione del prelievo, nonché il tempo impiegato per preparare il campione.
Di conseguenza, è possibile che una percentuale non trascurabile di soggetti infetti sfugga agli screening basati sui sintomi dell’infezione e sul metodo NAAT e che tali soggetti siano una fonte rilevante di propagazione continua del virus. I test sierologici possono contribuire ad identificare i soggetti che sono stati a contatto con il virus e a valutare il livello di esposizione di una popolazione, così da poter prendere decisioni sull’adozione, l’imposizione o l’allentamento delle misure di contenimento.
Già dopo 5 giorni dalla comparsa dei sintomi è stata osservata la sieroconversione per le immunoglobuline M (lgM)ed entro 5-7 giorni per le IgG. Sulla base di dati ancora incompleti, si stima che le IgA anti-SARS-CoV-2 siano rilevabili dopo circa 3-6 giorni dalla comparsa dei sintomi. A seconda del metodo applicato, sono state osservate sieroconversioni dopo una media di 10-13 giorni dalla comparsa dei sintomi nel caso delle IgM e di 12-14 giorni nel caso delle IgG.
La sieroconversione massima si verifica dopo 2-3 settimane nel caso delle IgM, dopo 3-6 settimane nel caso delle IgG, e dopo 2 settimane nel caso degli anticorpi totali. Mentre le IgM sembrano svanire attorno alla 6a-7a settimana, in quello stesso periodo la sieropositività per le IgG è elevata. Data l’alta variabilità dei livelli degli anticorpi IgM e IgG e dell’ordine cronologico con cui compaiono, è opportuno eseguire la determinazione simultanea dei due anticorpi.
Gli anticorpi neutralizzanti diretti contro le proteine spike e nucleocapside si formano già a partire dal 9° giorno e hanno una forte risposta neutralizzante: ciò suggerisce un effetto protettivo della sieroconversione, quantomeno per un tempo limitato. Sono state osservate reazioni crociate degli anticorpi neutralizzanti indotti da SARS-CoV-2 con SARS-CoV, ma non con altri coronavirus, a conferma del fatto che la maggioranza delle persone è priva di difese immunitarie ed è dunque suscettibile a questo virus.
Il test Elecsys Anti-SARS-CoV-2 utilizza una proteina ricombinante che rappresenta l’antigene nucleocapside (N) per rilevare la presenza degli anticorpi anti-SARS-CoV-2.
L’Istituto Clinico De Blasi non si limita ad accettare passivamente i responsi analitici dei vari kit in commercio ed affronta, nell’interesse del Paziente, un vero e proprio studio sull’assetto anticorpale.
Nella pagina seguente (sempre in aggiornamento) i vari test messi a disposizione dei Sigg. Medici curanti.
Dai più semplici fino alla ricerca in Biologia Molecolare con il tampone oro/naso faringeo.
Il responso finale è comunque di pertinenza del Clinico.